ESCLUSIVA – Denis Sacchetti: “Binomio con Iannone nato per gioco, ero scettico”

By Mattia Zannoni

Dopo l’esaltante avvio di stagione al quale abbiamo assistito, abbiamo deciso di fare due chiacchere con Denis Sacchetti. Il Team Manager di Go Eleven si è gentilmente concesso ai nostri microfoni prima di partire per la due giorni di test a Barcellona. Denis oltre a parlarci del debutto di Iannone ci ha dato la possibilità di dare uno sguardo alla Superbike a 360º, analizzandone molti aspetti. Negli ultimi anni il Team ha vissuto una crescita costante. Partendo dagli anni con Kawasaki, passando per l’ingaggio di Eugene Laverty e la prima vittoria con Michael Rinaldi nel 2020 fino ad oggi, con cui scenderà in pista uno dei piloti più attesi.

Partiamo magari dall’origine, come nasce l’idea del binomio Andrea Iannone – Go Eleven?

“L’idea è nata scherzando, durante un TGPone con Riccardo Guglielmetti. Stavamo parlando della volontà palesata di Andrea di tornare a correre e visto che si parlava di lui e che ci conoscevamo sin dai tempi delle minimoto, ho colto l’occasione per fargli uno squillo e sentire come stesse. Da quella telefonata nasce tutto. Ci siamo dati appuntamento in un bar a Milano e lì mi ha subito impressionato”. 

Quali sensazioni ti ha dato? 

“Prima di arrivare ero scettico, sono una di quelle persone che pensa che quando un pilota smette non tornerà mai come quello di prima. In quella chiaccherata si sentiva la voglia di riscatto, in lui ho visto una motivazione che fatico a ritrovare negli occhi dei ragazzini. Ho capito subito che lui era ancora un pilota e che non aveva mai smesso di esserlo, anche in quei 4 anni lontano dalle piste. Dopo il primo incontro è stato tutto molto semplice, ci siamo visti un’altra volta e nel giro di 20 giorni era tutto deciso”. 

Qual è stato l’approccio di Andrea nei test? 

“Una delle cose più belle, secondo me, è che lui ci ha chiesto fin da subito di esser messo nella condizione di non avere scuse. È stata una sua prerogativa. Mi ha chiesto di creare una situazione dove doveva essere lui a capire se era ancora un pilota vincente. Ovviamente per un Team privato che si misura con delle case ufficiali non è semplice, ma ci stiamo provando”.

La stagione chiaramente è ancora lunghissima però, te la sentiresti di fare un bilancio del primo round?

“L’esordio è stato sicuramente molto positivo. Penso che 6 mesi fa, all’idea di centrare il podio alla prima gara, chiunque ci avrebbe messo la firma. Io ne avrei messe due perché non mi aspettavo di essere già li. Ci credevo che potesse tornare ad essere competitivo, ma non così velocemente. Al primo giro che ha fatto con la nostra moto già nei test mi sono emozionato, così come mi sono emozionato dopo la prima Superpole e il primo podio. Lì capisci veramente il talento che ha. Però bisogna essere realistici, le condizioni che abbiamo trovato in Australia non le rivedremo durante il corso dell’anno. Quindi il vero banco di prova sarà il ritorno in Europa”.

Avevi delle paure legate a questo esordio?

“La paura c’era chiaramente. Andrea viene da tanti anni di lavoro con team ufficiali in MotoGP, l’adattamento a una squadra privata in Superbike mi spaventava. Devi cambiare il tuo approccio e saperti ridimensionare al contesto. Però come detto, già dopo la prima volta che ci siamo parlati ero convinto della scelta. Infine, il bilancio si farà a fine anno”.

L’impatto mediatico di Andrea sul mondo delle derivate è stato enorme.

“In Australia vivi un po’ un’atmosfera e un mondo a parte. Certamente io dopo il podio sono stato invaso da messaggi e questo mi fa molto piacere. Però all’interno del paddock più che altro si è sentita la curiosità da parte di tutti di vedere quello che avrebbe fatto. Si è percepito quello che dici tu, ovvero l’interesse da casa. Penso però che la misura reale di questo la vedremo solo dalle prossime gare e da quando si arriverà in Italia. Andrea è certamente un personaggio mediatico conosciuto anche dal pubblico generalista”. 

Sui social si è visto un fermento senza precedenti. Internamente al paddock questo grande interesse è stato percepito?

“Questo può essere un valore aggiunto, perché attrae l’interesse e la curiosità di un portafoglio maggiore di utenze. Questa cosa però per un Team può avere i suoi pro e i suoi contro, perché ovviamente va gestita. Più sei conosciuto e più ti attiri sia i complimenti che le critiche”.

Magari un personaggio divisivo come lui, a maggior ragione, ha tantissime persone che lo aspettano al varco se le cose non dovessero andare bene.

“È un personaggio che si sta rimettendo in gioco dopo un brutto momento. Questo gli fa comunque onore anche se le cose non dovessero andare bene, ma conosciamo quanto sia spietato il pubblico dei social e pronto sparare a zero”.

Pensi possa essere un’occasione da sfruttare per l’ambiente?

“Se questa visibilità porterà dei benefici penso lo vedremo da metà stagione in poi. Il campionato è bello e combattuto. Il livello dei Team è altissimo. Il fatto che tutto è in crescita vuol dire che Dorna la sua parte sta provando a farla”.

Quali sono i problemi del campionato?

“Quello che manca veramente oggi alla Superbike sono i media secondo me. Perchè tu vieni in sala stampa e ci sono troppi pochi giornalisti. Guardi la tv e si collegano che siamo già partiti, arrivi e si scollegano e non raccontano le storie di piloti e team. Non raccontandole non fai conoscere le persone e non crei interesse e curiosità nei personaggi. Alla fine vai solamente a descrivere quello che succede quando ormai per questo esistono i social”. 

Pensi i social possano essere la risposta ad alcuni dei problemi del campionato?

“È complicato, bisognerebbe stare a parlarne per ore. Il campionato in questo momento ha bisogno di finanze. I social portano visualizzazioni ma non finanze in modo diretto. Se portassero l’interesse del grande pubblico e ci aiutassero a riportare gente in circuito, si creerebbe un circolo vizioso per cui gli autodromi guadagnerebbero di più dall’ospitare la Superbike. Così ci sarebbero più introiti e più interesse da parte delle aziende ad investire, aumentando così il valore del campionato. È un discorso molto complesso e penso che una delle prime domande che dobbiamo farci è perché nel 2024 abbiamo una sola gara extra europea. Oggi tante risorse sono in Asia e noi abbiamo bisogno anche di quelle risorse per poterci permettere di sostenere i costi del campionato”.

Sempre a proposito di social, negli scorsi giorni avete fatto provare a Luca Salvadori la moto 2023. In un video ha parlato di questo test e dei costi legati a un weekend di gara. Com’è andata e quali obiettivi vi siete dati?

“Il test è andato bene, Luca si è divertito tantissimo e ha girato anche abbastanza forte, non mi aspettavo potesse arrivare a certi tempi in così poco. Anche questa esperienza è frutto di un’amicizia, stiamo lavorando tra le altre cose anche per fare qualche gara assieme quest’anno”.

Ti riferisci al Round di Misano del mondiale?

“No, al momento lo escluderei. Abbiamo in programma altri test e stiamo pensando di correre delle gare assieme, ma non nel mondiale per adesso”.

Che campionato vedi e quali pensi saranno i valori in campo?

“Abbiamo un campionato strano. Toprak è un’incognita con BMW. Rea non mi aspettavo fosse così in difficoltà, è un campione e ha una grande squadra, però da qui a essere in lotta per vincere il titolo ce ne passa. Bautista è sempre Bautista, però per ora sembra essere meno dominante. Resta comunque il favorito. Secondo me arriva Locatelli, se ne parla poco di lui ma è sempre lì e si migliora costantemente. È arrivato Bulega ed è andato subito fortissimo contro ogni aspettativa. Fino ad adesso abbiamo visto un rimescolamento delle carte”.

In questa situazione di incertezza pensi che per voi e per Barni non sia vietato sognare in grande?

“È troppo presto per dirlo, però nello sport tutti sognano, dal primo all’ultimo, altrimenti non lo fai”.

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