ESCLUSIVA – Samuele Cavalieri: “La rescissione con Pedercini? Colpa di nessuno, non c’erano margini per proseguire. Sul futuro…”

By Emanuele Moscariello 

Samuele Cavalieri, dopo diversi anni nel CIV Superbike, ha debuttato quest’anno nel Mondiale di categoria con la Kawasaki del Team Pedercini Racing. Stagione che nel mondiale è già finita, dopo appena 3 round, vista la rescissione consensuale del contratto che legava Samuele alla squadra di Volta Mantovana. Noi di MemasGP abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, sia per ripercorrere la sua carriera e sia per guardare al presente.

Ciao Samuele, cosa non ha funzionato nel vostro rapporto? 

“È iniziato un po’ tutto in salita, per colpa di uno sponsor non siamo riusciti a prendere parte ai test invernali e non avevo neanche la moto 2021. Quindi non era né colpa mia né colpa del team. Ho voluto continuare fino a Misano per vedere come andava visto che era una pista che conoscevo bene, ma ho girato un secondo e mezzo più piano rispetto a come andavo nel CIV. Quindi ho capito che non c’erano i margini per proseguire. Era più un danno che altro, ovviamente in condizioni migliori sia io che il team avremmo preferito continuare”.

Come ti sei trovato in Pedercini? Andavi d’accordo con il tuo compagno di squadra? 

“In Pedercini mi sono trovato molto bene, mi sentivo come in una famiglia, e questo non è un aspetto da sottovalutare, perché, con le persone giuste affianco, il pilota riesce a dare il 110%. Sicuramente avremmo voluto raccogliere di più però lo ringrazio lo stesso. Con Loris (Cresson, ndr) mi sono trovato bene, è un ragazzo molto umile e disponibile. Poi essendo entrambi in un momento di difficoltà ci siamo anche aiutati scambiandoci dati o altre cose”.

Punti ad un nuovo tentativo mondiale nell’immediato o preferisci dedicarti ad un rilancio nel CIV? 

Al momento sono alla finestra. Sto attendendo una chiamata di qualche team e nel frattempo sono alla ricerca anche io. È chiaro che l’obiettivo principale è tornare al Mondiale perché penso di meritarmelo, poi, se non dovesse andare così, il CIV è comunque una buona vetrina”. 

Quanto è stato difficile prendere le misure della Kawasaki essendo abituato ad una moto così diversa come la Ducati Panigale V4-R? 

“La Kawasaki è veramente tanto diversa. Io vengo da molti anni sulla Ducati che è tutta un’altra moto. Secondo me la Kawasaki ha del potenziale, anche perché lo sta dimostrando. Purtroppo non mi sono adattato completamente, perché ho conosciuto la moto direttamente nel primo weekend di gara. E si sa: per conoscere bene una moto non ti bastano soltanto le gare ma anche sessioni di test”.

È stato emozionante gareggiare con piloti come Rea, Redding e Davies?

“È stato molto emozionante anche perché fino a poco fa ci giocavo alla Playstation e sono arrivato fino al punto di correre con loro. Le prime sessioni ho fatto un po’ fatica a realizzare, perché da quando sono bambino il mio obiettivo era quello di andare al Mondiale, quindi mi fa un po’ effetto”.

C’è qualcuno con cui hai legato particolarmente nel Paddock del Mondiale Superbike? 

Ho legato con i piloti italiani perché ci conoscevamo già in ambito nazionale, poi conosco molto bene Odendaal, perché abbiamo corso insieme nel CEV Moto2. Anche Davies, perché quando ho fatto la wildcard a Barcellona con la Ducati del Team Barni ci siamo confrontati essendo stati entrambi piloti della casa italiana a quei tempi”.

Quale ricordo hai del team Barni? 

“Con Barni è inevitabile il ricordo della wildcard a Barcellona nel Mondiale. Mi ricordo che ero in un bar in spiaggia con i miei amici quando mi arriva un messaggio dicendomi che dovevo fare le valigie per il GP della Superbike. Non è stato neanche un brutto weekend perché sono andato forte sia sul bagnato che sull’asciutto, poi sfortunatamente in gara sono caduto, ma eravamo molto competitivi”.

Ci racconti la tua esperienza nel CEV Moto2?

Il CEV Moto2 mi ha fatto crescere molto come pilota, ho corso in piste al di fuori dell’Italia e questo mi ha aiutato molto. Poi il metodo di lavoro della squadra era completamente diverso. Correvo per il team Stylobike, lo stesso che schierava Hafizh Syahrin in Moto2 a quei tempi, quindi essere nello Junior Team aiutava molto. La Moto2 poi è molto complicata, il minimo dettaglio fa davvero la differenza, quindi per quanto riguarda lo stile di guida, metodo di lavoro e piste nuove mi ha aiutato tanto”. 

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